La 96esima vittoria della carriera in Formula 1 di Lewis Hamilton è una delle più belle. Forse anche una delle poche arrivate con un mezzo meccanico teoricamente inferiore a un altro, oltretutto guidato da un pilota straordinario e ormai esperto come Max Verstappen. Sono due in particolare gli elementi che hanno colpito di questa corsa e l’hanno decisa a favore del sette volte Campione del Mondo: la sua straordinaria gestione nello stint finale e la strategia della Red Bull, che dopo l’undercut iniziale subito nel primo pit stop ha dovuto differenziare le scelte per riacciuffare la leadership.
Innanzitutto: Hamilton ha effettuto il primo pit stop al giro 13, abbastanza presto se consideriamo che era su gomma media e i primi 3 passaggi sono stati lenti dietro la Safety Car. Nell’ultimo settore prima di rientrare ai box Hamilton aveva un ritardo di esattamente 2,035 secondi, un gap al limite della finestra di undercut. Nel giro out dalla sosta Hamilton ha recuperato da Verstappen esattamente 1,390 secondi solamente nel settore centrale: in quel momento al muretto Red Bull hanno capito che l’undercut era molto probabile e che un pit stop in marcatura al giro successivo non sarebbe stato ideale.
La Red Bull ha quindi deciso di fermare Verstappen 4 giri più tardi e di montare la gomma media, per differenziarsi dalla hard nuova di Hamilton. In quel momento non si sapeva se la gomma migliore fosse la media o la hard: Verstappen nel secondo stint ha recuperato su Hamilton 4 secondi e mezzo in 9 giri, mezzo secondo al giro in media; ma lo stesso Verstappen con la media nel primo stint (però con un po’ più benzina a bordo e pista leggermente meno gommata) era passato rapidamente, nell’arco di appena 3 giri, da un ritmo compreso tra 1:35.9/1:36.1 a un ritmo di quasi 1 secondo più lento, tra 1:36.8 e 1:37.0.
È chiaro quindi che più le macchine si alleggerivano e più la pista si gommava, più la gomma media risultava performante nel passo rispetto alla hard. A questo punto viene da chiedere: se la Red Bull aveva previsto una strategia con 2 stint di medie e uno di hard, perché non ha deciso per la sequenza media/hard/media anziché media/media/hard? La risposta sta chiaramente nel voler differenziare la strategia rispetto a Mercedes nel secondo stint, ma a questo punto sorge un dubbio sul fatto che la Red Bull non fosse perfettamente confidente della propria rapidità sul passo gara rispetto alla Mercedes. Le lattine temevano che la Mercedes sarebbe potuta passare di nuovo alle medie nel terzo stint e copiare un’eventuale strategia media/hard/media avrebbe comportato il rischio che Verstappen sarebbe rimasto dietro a Hamilton per tutta la gara.
Nel finale, quindi, Hamilton ha anticipato l’ultima sosta al giro 28, praticamente a metà gara – 55 giri totali – ed è stato quindi costretto a mettere la hard, così come Verstappen che doveva ancora utilizzare la seconda mescola. Nonostante abbia percorso 11 giri in più con l’ultimo treno di gomme, Hamilton le ha gestite divinamente: se nel secondo stint l’inglese ha ottenuto il suo miglior tempo nel primo giro pulito, quindi il secondo in realtà, in 1:34.0 per poi salire sempre sopra l’1:35, nell’ultimo stint Hamilton ha ottenuto il proprio miglior tempo al 15esimo giro completo, al 44esimo complessivo. Ha iniziato alternando 1:34 e 1:35 e negli ultimissimi passaggi, nonostante abbia percorso praticamente metà gara con quel treno di gomme, girava ancora sull’1:34 alto.
Nonostante fossero passati 15 giri e la macchina si fosse alleggerita, con la stessa gomma Hamilton ha messo a segno nel terzo stint un tempo di attacco 3 decimi più lento del secondo stint, denotando come abbia scommesso in modo lungimirante sulla massima prestazione possibile nel finale di gara. Per questo motivo, al di là dell’errore di Verstappen di aver restituito la posizione andando nello sporco, Hamilton ha conservato una quantità di prestazione sulla gomma sufficiente per difendersi nel finale e per portare a casa una vittoria pesantissima.